Quel che si possiede in se stessi di diverso, è proprio quel che si possiede di rado, quel che attribuisce a ciascuno il suo valore; ed è proprio quello che si cerca di sopprimere. Si imita. E si pretende di amare la vita.
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Osserva quella miserabile creatura. Quel Punto è un Essere come noi, ma confinato nel baratro adimensionale. Egli stesso è tutto il suo Mondo, tutto il suo Universo; egli non può concepire altri fuor di se stesso: egli non conosce lunghezza, né larghezza, né altezza, poiché non ne ha esperienza; non ha cognizione nemmeno del numero Due; né ha un'idea della pluralità, poiché egli è in se stesso il suo Uno e il suo Tutto, essendo in realtà Niente. Eppure nota la sua soddisfazione totale, e traine questa lezione: che l'essere soddisfatti di sé significa essere vili e ignoranti, e che è meglio aspirare a qualcosa che essere ciecamente, e impotentemente, felici.
Chi dubita di se stesso di rado sbaglia.
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Todo sucede como si de un modo deliberado nos estuvièramos pelliscando dolorosamente a nosotros mismos y pretendièramos, al mismo tiempo, que no es asì.
Il nostro errore più grave è quello di cercare di destare in ciascuno proprio quelle qualità che non possiede, trascurando di coltivare quelle che ha.
Ebbene non possiamo nasconderci che, nonostante la sua urgente necessità pratica e gli alti fini morali che si attribuisce, la lotta contro le forme di discriminazione partecipa di questo stesso movimento che trascina l'umanità verso una civiltà mondiale, distruttrice di quei vecchi particolarismi ai quali va l'onore di aver creato i valori estetici e spirituali che danno pregio alla vita, e che noi raccogliamo preziosamente nelle biblioteche e nei musei, perché ci sentiamo sempre meno sicuri di essere capaci di produrne altri altrettanto evidenti.
Senza dubbio ci culliamo nel sogno che l'uguaglianza e la fraternità regneranno un giorno fra gli uomini, senza che la loro diversità venga compromessa. Ma se l'umanità non si rassegna a diventare la sterile consumatrice di valori che ha saputo creare nel passato, capace soltanto di dar vita a opere bastarde, a invenzioni rozze e puerili, dovrà imparare di nuovo che ogni vera creazione implica una certa sordità al richiamo di altri valori, arrivando fino al loro rifiuto se non addirittura alla loro negazione. Infatti non ci si può sciogliere nel godimento dell'altro, identificandosi con lui, e nello stesso tempo mantenersi diverso
Noi sappiamo che in questo difficilmente saremo compresi, ed è bene che cosi sia. Ma consideri ognuno, quanto valore, quanto significato è racchiuso anche nelle più piccole nostre abitudini quotidiane, nei cento oggetti nostri che il più umile mendicante possiede: un fazzoletto, una vecchia lettera, la fotografia di una persona cara. Queste cose sono parte di noi, quasi come membra del nostro corpo; né è pensabile di venirne privati, nel nostro mondo, ché subito ne ritroveremmo altri a sostituire i vecchi, altri oggetti che sono nostri in quanto custodi e suscitatori di memorie nostre.
Si immagini ora un uomo a cui, insieme con le persone amate, vengano tolti la sua casa, le sue abitudini, i suoi abiti, tutto infine, letteralmente tutto quanto possiede: sarà un uomo vuoto, ridotto a sofferenza e bisogno, dimentico di dignità e discernimento, poiché accade facilmente, a chi ha perso tutto, di perdere se stesso; tale quindi, che si potrà a cuor leggero decidere della sua vita o morte al di fuori di ogni senso di affinità umana; nel caso più fortunato, in base ad un puro giudizio di utilità. Si comprenderà allora il duplice significato del termine «Campo di annientamento », e sarà chiaro che cosa intendiamo esprimere con questa frase: giacere sul fondo.
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.. e traine questa lezione: che l'essere soddisfatti di sé significa essere vili e ignoranti, e che è sempre meglio aspirare a qualcosa che essere ciecamente, e impotentemente, felici
"Ogni mediazione proietta un suo miraggio; i miraggi si susseguono come altrettante "verità" che subentrino alle verità anteriori come una vera e propria uccisione del ricordo vivente e si proteggano dalle verità future con una censura implacabile dell'esperienza quotidiana. Marcel Proust chiama "Io" i "mondi" proiettati dalle successive mediazioni. Gli Io sono perfettamente isolati gli uni dagli altri, incapaci di rammentarsi degli Io passati o di presagire gli Io futuri."
Il suo amore non mi offende, signor Bigum, ma io la condanno. Lei ha fatto quello che fanno tanti altri. Si chiudono gli occhi davanti alla vita reale, non si vuole udire il no che grida contro ai nostri desideri, si vuol ignorare I'abisso che si spalanca fra la propria brama e l'oggetto bramato. Si vuol sognare fino in fondo il proprio sogno. Ma la vita non tiene conto dei sogni, non v'è un solo ostacolo che si possa allontanare dalla realtà con un sogno, e infine ci si trova gementi all'orlo dell'abisso, che non s'è mutato, ma è com'è sempre stato. Ma noi, sì, siamo mutati, perché coi sogni si sono accesi i pensieri ed eccitati i desideri fino alla massima tensione. L'abisso però non s'è ristretto, e tutto il nostro essere tende dolorosamente a valicarlo. Invece no, sempre no, null'altro che no; oh, si fosse badato a sé a tempo, ma ora è troppo tardi, ormai si è infelici!
"Da "Ahimè! Ah vita!"
Ahimè! Ah vita! di queste domande che ricorrono,
degli infiniti cortei di senza fede, di città piene di sciocchi,
di me stesso che sempre mi rimprovero, (perché chi più sciocco di me, e chi più senza fede?)
di occhi che invano bramano la luce, di meschini scopi, della battaglia sempre rinnovata,
dei poveri risultati di tutto, della folla che vedo sordida camminare a fatica attorno a me,
dei vuoti ed inutili anni degli altri, io con gli altri legato in tanti nodi,
la domanda, ahimè, la domanda così triste che ricorre - Cosa c'è di buono in tutto questo, ahimè, ah vita?
Risposta
Che tu sei qui - che esiste la vita e l'individuo, che il potete spettacolo continua, e tu puoi contribuirvi con un tuo verso."
«Yo soy un ser que piensa, siente, quiere, ama y odia; esta naturaleza que me rodea es bella y luminosa, y la vida nos ha sido dada por un Dios justo y benévolo, para vivirla con entereza y plenitud.»
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Non saprei meglio terminare le nostre conversazioni che esprimendo il desiderio che possiate nella vostra esistenza meritare d'essere comparati ad una candela; che possiate com'essa brillare qual fiamma per coloro che vi circondano, che possiate in tutte le vostre azioni emulare la bellezza del lucignolo, adempiendo con onore ed efficacia i vostri doveri verso i vostri simili.
Se ne potevano trarre due conseguenze filosofiche tra loro contrastanti: l'elogio della purezza, che protegge dal male come un usbergo; l'elogio dell'impurezza, che dà adito ai mutamenti, cioè alla vita. Scartai la prima, disgustosamente moralistica, e mi attardai a considerare la seconda, che mi era più congeniale. Perché la ruota giri, perché la vita viva, ci vogliono le impurezze: anche nel terreno, come è noto, se ha da essere fertile. Ci vuole il diverso, il diverso, il grano di sale e di senape: il fascismo non li vuole, li vieta, e per questo tu non sei fascista; vuole tutti uguali e tu non sei uguale. Ma neppure la virtù immacolata esiste, o se esiste è detestabile
Io credo che tutto accada per una ragione.
Le persone cambiano perché tu possa imparare a lasciarle andare via. Le cose vanno male perché tu le possa apprezzare quando invece vanno bene, credi alle bugie perché poi imparerai a non fidarti di
nessuno tranne che di te stesso, e qualche volta le cose buone vanno in pezzi perché cose migliori possano accadere.
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