Non isperate mai veder lo cielo:
i’ vegno per menarvi a l’altra riva
ne le tenebre etterne, in caldo e ’n gelo.
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Non isperate mai veder lo cielo:
i’ vegno per menarvi a l’altra riva
ne le tenebre etterne, in caldo e ’n gelo.
Caro m'è 'l sonno, e più l'esser di sasso,
mentre che 'l danno e la vergogna dura;
non veder, non sentir m'è gran ventura;
però non mi destar, deh, parla basso.
<i>Guarda il cielo. Non troverai mai un arcobaleno se stai guardando per terra.
Look up to the sky. You'll never find rainbows if you’re looking down</i>.
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Amico, altri pensieri, altri lamenti, per piú alta cagione il tempo chiede. Ché non pensi a tue colpe? e non rammenti qual Dio prometta a i buoni ampia mercede? Soffri in suo nome, e fian dolci i tormenti, e lieto aspira a la superna sede. Mira 'l ciel com'è bello, e mira il sole ch'a sé par che n'inviti e ne console.
una volta che avrete imparato a volare, camminerete sulla terra guardando il cielo perché è là che siete stati ed è là che vorrete tornare...
Andiamo avanti, non sappiamo dove. Non sappiamo niente, tranne che il cielo e la terra stanno per confondersi nel medesimo abisso.
Per me si va ne la città dolente,
per me si va ne l'etterno dolore,
per me si va tra lá perdura gente.
Giustizia mosse il mio alto fattore;
fecemi la divina podestate,
la somma sapïenza e'l primo amoré.
Dinanzi a me bom fuor cose create
se non etterne, e io etterna duro.
Lasciate ogne speranza, voi ch'intrate.
Queste parole di colore escuro
vid'io scritte al sommo d'una porta;
per ch'io: 'Maestro, il senso lor m'è duro'.
Ed elli a me, come persona accorta:
'Qui si convien lasciare ogne sospetto;
ogne viltà convien che qui sia morta.
Noi siam venuti al loco ov' i' t'ho dentro
che tu vedrai le genti dolorosa
c'hanno perduto il ben de l'intelletto.
E poi che la sua mano a la mia puose
com lieto volto, ond'io mi confortai,
mi mise dentro a le segrete cose.
Non ridere, non lugere, neque detestari, sed intelligere.
«Quell' anima là sù c'ha maggior pena»,
disse 'l maestro, «è Giuda Scariotto,
che 'l capo ha dentro e fuor le gambe mena.
De li altri due c'hanno il capo di sotto,
quel che pende dal nero ceffo è Bruto:
vedi come si storce, e non fa motto!;
e l'altro è Cassio, che par sì membruto.
Ma la notte risurge, e oramai
è da partir, ché tutto avem veduto».
Temer si dee di sole quelle cose
c'hanno potenza di fare altrui male;
de l'altre no, ché non son paurose.
noli me tangere
Come lieta appare la terra a chi nuota
se Poseidone infranta gli abbia la nave
urtata dal vento e dall'onde furiose, e pochi
sfuggirono al mare nuotando e toccaron la riva,
e molta e densa salsedine incrosta la pelle,
e scampati da morte a terra vengon allegri:
similmente apparve alla donna caro il marito.
Con questa distinzion prendi 'l mio detto;
e così puote star con quel che credi
del primo padre e del nostro Diletto. 111 E questo ti sia sempre piombo a' piedi,
per farti mover lento com'uom lasso
e al sì e al no che tu non vedi: 114 ché quelli è tra li stolti bene a basso,
che sanza distinzione afferma e nega
ne l'un così come ne l'altro passo; 117 perch'elli 'ncontra che più volte piega
l'oppinion corrente in falsa parte,
e poi l'affetto l'intelletto lega. 120 Vie più che 'ndarno da riva si parte,
perché non torna tal qual e' si move,
chi pesca per lo vero e non ha l'arte.
"Ed ecco verso noi venir per nave
un vecchio, bianco per antico pelo,
gridando: "Guai a voi, anime prave!
Non isperate mai veder lo cielo:
i’ vegno per menarvi a l’altra riva
ne le tenebre etterne, in caldo e ’n gelo.
E tu che se’ costì, anima viva,
pàrtiti da cotesti che son morti".
Ma poi che vide ch’io non mi partiva,
disse: "Per altra via, per altri porti
verrai a piaggia, non qui, per passare:
più lieve legno convien che ti porti".
E ’l duca lui: "Caron, non ti crucciare:
vuolsi così colà dove si puote
ciò che si vuole, e più non dimandare".
Quinci fuor quete le lanose gote
al nocchier de la livida palude,
che ’ntorno a li occhi avea di fiamme rote.
Ma quell’anime, ch’eran lasse e nude,
cangiar colore e dibattero i denti,
ratto che ’nteser le parole crude.
Bestemmiavano Dio e lor parenti,
l’umana spezie e ’l loco e ’l tempo e ’l seme
di lor semenza e di lor nascimenti.
Poi si ritrasser tutte quante insieme,
forte piangendo, a la riva malvagia
ch’attende ciascun uom che Dio non teme.
Caron dimonio, con occhi di bragia
loro accennando, tutte le raccoglie;
batte col remo qualunque s'adagia.
Come d’autunno si levan le foglie
l’una appresso de l’altra, fin che ’l ramo
vede a la terra tutte le sue spoglie,
similemente il mal seme d’Adamo
gittansi di quel lito ad una ad una,
per cenni come augel per suo richiamo.
Così sen vanno su per l’onda bruna,
e avanti che sien di là discese,
anche di qua nuova schiera s’auna."
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Oh cieca cupidigia e ira folle,
che sí ci sproni né la vita corta
e ne l'etterna poi sí mal c'immolle!